Ars Moriendi - Vita, Morte ma non Miracoli.
L'unico spazio dove la morte può essere maestra di vita. Prendetevi da bere, sedetevi e leggete perché la vostra vita fa meno schifo di quel che pensate. Possono spiegarvelo Amy Winehouse, Vincent Van Gogh o Caterina d'Aragona, se volete. L'importante è che non crediate ai miracoli: solo vita e morte. That's it!
martedì 2 febbraio 2021
Per chi suona la campanella
martedì 19 gennaio 2021
Sole, Sole... Solange - E siamo solo a gennaio
Spumeggianti questi albori del 2021.
Non dobbiamo negare di esserci arrivati con l'assoluta convinzione che il lockdown e il covid sarebbero spariti dal primo minuto dopo la mezzanotte del 31 dicembre. Anzi, più che "assoluta convinzione" parlerei di "disperata speranza".
E invece, permettete il francesismo, col cazzo.
Siamo rinchiusi in zone che virano dal giallo al rosso, colori vibranti e accesi che potrebbero precipitare anche in un allegrissimo blu tenebra (ma prima avremmo una leggerissima transizione in viola e viola addobbo funebre mi dicono dalla regia) e siamo tutti irrimediabilmente irritati, scostanti, depressi. Personalmente assisto giornalmente a scenari scoraggianti: gente che si azzuffa per fare il vaccino (e ancora non era entrata a gamba tesa Sua Maestà Letizia Moratti e la distribuzione di brioche al popolo e vaccini all'aristocrazia, ora sì che si respira aria fresca di ancien régime), gente che dovrebbe fare il vaccino ma ha paura di cosa possa contenere perché tanto il covid lo curi con l'idrossiclorochina e quindi non lo fa (gente che di solito berrebbe il Gange. Gente a cui andrebbe servito il caffè di Sindona, francamente), gente che ha paura di respirarti accanto perché hai avuto il covid, gente che vive nel buio dello smart working ormai da un anno e tra poco si darà alle pitture rupestri sulle pareti della cucina.
Siamo a gennaio, la lotta al virus è lenta e impervia, il sole tramonta sempre alle 17 e fa un freddo cane: la depressione è dietro l'angolo.
Ci stiamo riscaldando le mani in questo inverno del nostro discontento, tra Renzi che ci fa vivere il brivido di una crisi di governo e la Meloni che dà del Barbapapà a Conte, stiamo discretamente aspettando il sole come Neffa, ma il nostro vero Sole ormai ci ha lasciati a brancolare nel buio dal 7 gennaio.
Solange, al secolo Paolo Bucinelli, era uno di quei sensitivi svolazzanti e sopra le righe che ci faceva compagnia negli anni '90, era riuscito anche a detronizzare il pesantissimo Divino Otelma che imperversava su Canale 5 quando la Cuccarini era solo una ballerina e non una sovranista e noi ballavamo "VOLA, CON QUANTO FIATO IN GOLAAA" tra un sofficino e una speedy pizza.Mentre Otelma si presentava con palandrane pacchiane e anelli rubati a mia nonna, Solange appariva leggero, con i capelli sparati come una delle Hologram, sempre allegro e allusivo.
Il nostro eroe, dopo aver dato del pagliaccio al Divino O, si è pure battuto per i matrimoni gay lottando contro quel colosso di Angelino Alfano (quanti ricordi, mi è entrato un bruscolino nell'occhio) a colpi di abito bianco. E, a proposito di abito bianco, ricordiamo della profezia che fece alla Boschi, ovvero "ti troverai un marito, ma sarà di destra!" (tranquilli, Matteo Renzi è ancora felicemente sposato).
Ma attivismo a parte, Solange è nei nostri cuori - nel mio piccolo e arido, perlomeno - per un capolavoro della musica italiana: "Sole, Sole... Solange", il suon grande singolo del 2006.
La vostra vena polemica sta per esplodere dopo la visione di "SanPa" su Netflix e vorreste picchiare Red Ronnie con la videocassetta su cui avevate registrato l'apparizione di Britney Spears a "Roxy Bar"? No, cantatevi la strofa "endovene d'amore che ci forano il cuore/se alle volte ti sembro un po' strano/è solamente per fare casino!"
Nostalgia della ressa per entrare su un RyanAir per Tenerife? Vi mancano gli applausi dopo il perfetto atterraggio a Punta Raisi? Intonate fortissimo "Se ci pensi e mi credi/se con gli occhi tuoi vedi/apri il palmo e ti leggo la mano/siamo in volo e ti porto lontano..."
Soffrite per le chiusure delle palestre soprattutto perché avete dovuto abbandonare la storiella con quel meraviglioso manzo sudato che vi "aiutava" a fare gli addominali? Siete ancora runner nostalgici del primo lockdown e ricordate con gioia di quando le vostre performance miglioravano dopo le minacce dai balconi? Chiudete gli occhi e canticchiate "Appiccichiamo al nostro tempo i nostri cuori sudati/Scappiamo via...senza dimenticare/i battiti, i battiti, i battiti, i battiti".
Solange è tramontato il 7 gennaio 2021 e ancora non sappiamo perché, forse il cuore sudato non ha retto tutti quei battiti, chi lo sa.
La lezione di oggi è: aspettando il sole e una nuova alba, godiamoci quello che abbiamo, quello che ci dona gioia e ci rallegra, quello che ci confonde di piacere.
"Sarà che non c'è il sole, Sarà che tutto sembra resti uguale, Sarà quel che sarà ma sono preso male, Ma nessuno chiama e non so chi chiamare"
giovedì 26 novembre 2020
Il rumore del cuore , la mano di Dio
Il covid, alla fine, non mi ha ghermito.
Proprio dal covid nasce questa storia, dalla noia del lockdown, dalle porte chiuse e dal 25 aprile passato a cantare "Bella Ciao" in casa, soli.
Ora, come vi raccontavo al quarto giorno di coronavirus, sono single.
Ironico, questo blog è nato dalle ceneri di una relazione e ne ha vissuta un'altra durata 7 anni e naufragata in un altrettanto orrendo ottobre, quello 2019, quando il covid era ancora solo un pipistrello che presto sarebbe diventato una zuppa brodosa come quelle della Orogel (vedo dolorosamente sfumare le opportunità come influencer di zuppe).
Da quell'orrendo momento ho affrontato giornate costellate di pianti e rimpianti, ho dovuto imparare a convivere con me stessa e il pensiero di avere un gatto obeso, un lavoro di merda e una vita fallimentare. Tutto nella norma, comprese le sbandate sentimentali per uomini troppo concentrati su loro stessi e il loro piacere, le giornate passate a giustificare il mio fisico, le mie idee, le mie vergognose lacune. Ammettiamolo, impegnarsi a conoscere qualcuno di nuovo dopo quasi 14 anni di relazioni no-stop fa schifo, ci rende vulnerabili e cadiamo davanti al primo esemplare di persona che sa fare buon uso del congiuntivo, non ha strane abitudini feticiste che riguardino l'allattamento e soprattutto che si comporta in maniera normale e non come un debosciato a caso di Badoo.
Ed è qui che Maradona ci mette la mano.
Ad aprile, annoiata e frustrata dal lockdown, conosco online (ma non su Badoo, ci tengo a sottolinearlo, perché quel posto è come la gabbia delle scimmie allo zoo. Quando le scimmie urlano. Quando le scimmie si tirano la cacca. Quando le scimmie TI tirano la cacca) LUI, bello, simpatico, appassionato e partenopeo. Ama la fotografia e il cinema, ama la musica punk e viaggiare, si perde in frasi come "quando tutto questo sarà finito ti porto a Pompei" o peggio "ti porto una bottiglia di limoncello da Sorrento" (MAI prendermi in giro promettendomi alcolici gratis), LUI che abita a soli 7 km da me. E secondo voi cos'ho fatto io, stanca della solitudine ma irremovibile sul non cascare in questi patetici quanto falsissimi tentativi di rimorchio? Esatto, ci sono cascata, ho ceduto come Vittorio Sgarbi cede all'ira e all'essere trascinato fuori dalla Camera per emulare la Deposizione Borghese di Raffaello.
Dopo 6 mesi di corteggiamento telefonico, per non dire di peggio, finalmente consumiamo la nostra passione davanti ad un video di Ceccherini e Paci. E dal giorno dopo solo blandi convenevoli fino alla definitiva scomparsa tra le nebbie di un altro, questa volta freddissimo, lockdown. Pure durante il mio periodo covid il suo interessamento si palesava in faccine, mugugni e emoticon. EMOTICON (inserire bestemmia). Quello che a lui ho taciuto è la grandezza del mio cuore, che in quei 6 mesi aveva triplicato il proprio volume come nel video, mai troppo citato, di "Another Chance" di Roger Sanchez, dove una tipa gira con il suo cuore gigante per le strade di New York.
Argentina - Inghilterra 1986: Diego Armando Maradona segna il goal del secolo, prima ancora beffa Shilton grazie ad una gelida manina che diventa la mano di Dio.
Io, così inglese nell'animo, così british nell'educazione e nelle scelte di vita, così umoralmente e sarcasticamente suddita di Sua Maestà umiliata da uno scugnizzo di Pompei che, prima di quella sera sul mio divano, mi aveva già dato tante di quelle buche da spezzarmi il cuore fino a sentirne chiaramente il rumore fatto di vetri rotti e singhiozzi da neonato: una volta mi diede buca per festeggiare l'onomastico, una volta si era scordato, un'altra... beh, non ricordo la scusa perché ero impegnata a prendermela sul divano mentre oscillavo televisivamente tra il trench del tenente Colombo e la simpatia di Whitney Houston in "Guardia del corpo" con una Peroni fredda stretta nella mano sinistra e le unghie conficcate nel palmo della destra.
Diego Armando Maradona muore il 25 novembre 2020, 15 anni esatti dopo la morte di George Best, quello che entrava ubriaco in campo, segnava, poi sveniva senza sensi sul campo. Diego dei miracoli, ché solo lui poteva avere una chiesa dedicata, la Chiesa di Maradona, e un altarino a Napoli dove i tifosi baciano un suo capello conservato in una teca. Diego il drogato recidivo amico di Lapo e Diego il rivoluzionario amico di Fidel e Chavez. Diego ammiratore del suo conterraneo Ernesto Guevara, Diego che evade il fisco italiano per 39 milioni di euro.
E ieri, per la prima volta in 6 mesi, ho sentito netto e distinto il rumore di un cuore che si spezzava a 7 km da casa mia. Istintivamente ho riso, ho portato una mano al cielo e ho salutato.
La lezione di oggi è: se non puoi essere Maradona, prova almeno a essere Pelé, altrimenti tornatene nel tuo campionato dilettanti e ricomincia da capo.
lunedì 12 ottobre 2020
Giusto in tempo per il Covid
Penso sia arrivato il tanto temuto tempo del ritorno.
Sono seduta a letto, il gatto sonnecchia ai miei piedi, io ho il Covid.
Sono quattro i giorni passati dalla chiamata dell'infermiera "Il tampone è positivo". Mentre mentalmente metabolizzavo la notizia, nelle mie orecchie ronzavano gli ultimi giorni, le ultime settimane, gli ultimi mesi.
Torno indietro a quel giorno di fine febbraio in cui il Nano, uno degli iconici personaggi che sono venuti a movimentare il mio periodo da single (questo è un altro lutto, ne parleremo più avanti che per ora il cuore si regge con un droplet infetto), mi disse che il coronavirus avrebbe fatto posticipare olimpiadi ed europei di calcio. La mia risposta fu corta come la sua statura: "Eh, che ti devo dire".
Da allora panificazione coatta e molesta, canti e urla dai balconi, maratone di film di Harry Potter, quarantene passate a tenersi compagnia fino quasi ad innamorarsi. Saremmo tornati migliori, più forti, più umili e pieni di amore.
Manco per il cazzo, scusate il francesismo.
Siamo tornati livorosi, spaventati, per nulla educati, cattivi e con gli occhi rivolti al fatturato.
Ci siamo scordati i camion pieni di bare, anzi, i peggiori di noi li hanno riempite di corpi di clandestini gridando al complotto mentre si abbassano la mascherina e usano i polmoni per urlare che sono in dittatura sanitaria. Gli auguro che reggano, i polmoni.
Gente che non crede che il coronavirus esista, che sfila in piazza, che tossisce su altra gente e giù di matte risate fin quando non finiscono intubati o da Barbara D'Urso.
E ora me ne sto qui ad aspettare che mi chiami l'ASL per pianificare gli altri tamponi, non sento odori, non sento sapori, m'informo di come stanno i miei contatti, faccio videochiamate con gli amici che nel frattempo mi portano medicine e cibo e alcool. Non riesco a vedere un film per il troppo mal di testa, scrivere però mi svuota e per questo ho deciso di farvi un regalo nell'era del covid: il ritorno di questo spazio che vi vuole far divertire, riflettere e perché no, discutere.
La lezione di questo post è che si può morire di covid ed è meglio che iniziamo a ficcarcelo in testa prima che lui si ficchi dentro di noi. Io ormai ce l'ho dentro e per ora fa meno male della solitudine.
Appello all'ASL: mi potete chiamare please? Grazie
martedì 2 aprile 2019
Ars Moriendi goes Netflix: "After Life"
martedì 12 marzo 2019
Alzando la cresta: Keith Flint
martedì 5 marzo 2019
Di tutti, proprio Dylan.
Ecco, non so se fosse la visione celestiale, la fame o la mestizia del pensiero di dover tornare a Ravenna per i prossimi millemila anni, fatto sta che crollo per terra all'istante come una pera cotta, svenuta. In 36 anni di vita ho sempre attribuito questo mio unico svenimento a Luke, a nient'altro. E voglio che rimanga così. Forse fu quello svenimento a farmi capire che Ravenna non faceva per me.
Una mattina qualsiasi, 1993, scuola.
Mi manca solo la testa di quel maledetto secchione con la voce nasale di Brandon e il culone di Andrea Zuckerman per finire l'album di figurine di "Beverly Hills 90210". Di Dylan le ho tutte, mi sono tenuta anche le doppie. Quelle non le darò MAI via, magari alla prima Brandon Lover che capita. Le conservo, le mie teste di Dylan, le guardo. Non mi lasciano nemmeno durante l'adolescenza. Dylan è il primo vero uomo che vedo, che mi piace, di cui mi innamoro. Non è di cartone come André di Lady Oscar, no Dylan è vero e il suo personaggio ha solo poche cadute di stile: farsi Kelly e smettere di bere. Non ho mai trovato il mio Dylan, ma l'ho sempre cercato. In compenso ho collezionato una serie notevole di Brandon e qualche Steve.
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
e scrivano sul cielo il messaggio lui è morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano i guanti di tela nera.
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: avevo torto.
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l’oceano e sradicate il bosco;
perché ormai nulla può giovare."